13 Mar Come diventare vivi
“Come diventare Vivi, un vademecum per lettori selvaggi” (ed. Bompiani) ecco il titolo dell’ultimo libro letto.Il titolo la dice lunga sui contenuti, il suo autore Giuseppe Montesano magistralmente mette insieme numerose citazioni letterarie, spaziando dalla filosofia alla psicologia, dalla musica alle neuroscienze.
Non si tratta di uno “zibaldone” di nozioni ma di un pamphlet lineare il cui messaggio risuona nitido ed allarmante: leggere è oggi, più di ieri, necessario, non per darsi un tono ed ampliare uno sterile nozionismo, ma per vivere e non sopravvivere, per risvegliare noi stessi, la nostra consapevolezza ed il nostro senso critico.
Un elogio alla lettura come mezzo per acuire i sensi, spesso intorpiditi ed assuefatti dai tanti stimoli che la società ci offre e che, paradossalmente, hanno smesso di incitare la nostra sfera creativa.
Leggere per imparare a pensare, nuovamente, liberamente, individualmente.
Leggere per difendersi e discernere cosa è bene e cosa è male per l’essere umano, leggere per dare nuova linfa vitale alle emozioni, affinché possiamo chiederci “ma noi, oggi e qui, a che punto siamo nei confronti di quella sensazione disarmata, appassionata, bruciante e vivente dell’amore […] sensazione che era già in Saffo e Dante?”. (uno dei miei passi preferiti del volume.)
Un inno alla bellezza delle cose, della musica, della natura e dell’arte della poesia.
Giunge forte e chiara l’esortazione dell’autore, quella di sostituire la passiva lettura surfista con una lettura profonda e consapevole, il Fate Presto dei nostri giorni, aggiungerei.
Un invito a scalare la marcia, a rallentare, ad osservare, a sentire, a conoscere noi stessi e ciò che ci circonda usando un prezioso alleato, il libro, per ritornare a vivere.
In alcuni punti l’autore è riuscito ad emozionarmi tanto da voler tornare e ritornare su quella stessa pagina e provare a trattenere quel sentire un attimo in più.
Non si tratta di uno “zibaldone” di nozioni ma di un pamphlet lineare il cui messaggio risuona nitido ed allarmante: leggere è oggi, più di ieri, necessario, non per darsi un tono ed ampliare uno sterile nozionismo, ma per vivere e non sopravvivere, per risvegliare noi stessi, la nostra consapevolezza ed il nostro senso critico.
Un elogio alla lettura come mezzo per acuire i sensi, spesso intorpiditi ed assuefatti dai tanti stimoli che la società ci offre e che, paradossalmente, hanno smesso di incitare la nostra sfera creativa.
Leggere per imparare a pensare, nuovamente, liberamente, individualmente.
Leggere per difendersi e discernere cosa è bene e cosa è male per l’essere umano, leggere per dare nuova linfa vitale alle emozioni, affinché possiamo chiederci “ma noi, oggi e qui, a che punto siamo nei confronti di quella sensazione disarmata, appassionata, bruciante e vivente dell’amore […] sensazione che era già in Saffo e Dante?”. (uno dei miei passi preferiti del volume.)
Un inno alla bellezza delle cose, della musica, della natura e dell’arte della poesia.
Giunge forte e chiara l’esortazione dell’autore, quella di sostituire la passiva lettura surfista con una lettura profonda e consapevole, il Fate Presto dei nostri giorni, aggiungerei.
Un invito a scalare la marcia, a rallentare, ad osservare, a sentire, a conoscere noi stessi e ciò che ci circonda usando un prezioso alleato, il libro, per ritornare a vivere.
In alcuni punti l’autore è riuscito ad emozionarmi tanto da voler tornare e ritornare su quella stessa pagina e provare a trattenere quel sentire un attimo in più.
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